Il 20 maggio 1970, al termine di una stagione di mobilitazioni sindacali e riforme politiche, viene approvata la legge n. 300 dal titolo “Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento”. E alcune riflessioni di Paolo Pascucci.

Lo Statuto, approvato in Senato il 20 maggio di cinquant’anni fa, una norma d’avanguardia assoluta tra i paesi sviluppati, rappresenta il risultato di una ampia negoziazione sul tavolo dei rinnovi contrattuali da parte dei sindacati e delle lotte sociali promosse dal movimento dei lavoratori (l’autunno caldo del 1969, le lotte studentesche) - A livello istituzionale, lo Statuto è il culmine di un importante processo di riforme, che include provvedimenti come l’abolizione delle zone salariali, l’eliminazione del sistema del caporalato e l’approvazione della prima riforma organica in materia previdenziale.

Tra i vari articoli a tutela della dignità dei lavoratori ricordiamo l’art. 4 che regolamenta il controllo a distanza, l’art 5 che regolamenta gli accertamenti sanitari, l’art. 9 che sancisce il diritto dei lavoratori di avvalersi di tecnici di fiducia per accertare le condizioni di sicurezza del lavoro, l’art. 18 che tutela i lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo, ingiusto e discriminatorio.

Ricordiamo che l'art. 9 dello Statuto dei Lavoratori è stato lo strumento con cui i lavoratori facevano entrare in azienda medici e tecnici di loro fiducia e che con questo strumento e solamente con questo, gli operatori degli SMAL, istituiti in alcune regioni nella prima metà degli anni ‘70, sono riusciti a partire, potendo entrare in azienda e svolgere indagini sulla sicurezza e sulla salute. L’art. 9 quale strumento per l’ingresso nelle aziende è stato utilizzato dagli operatori degli SMAL fino all’entrata in vigore della riforma sanitaria, la L. 833/78.

Oggi occorre interrogarsi sui cambiamenti strutturali, organizzativi che attraversano il mondo del lavoro e che il COVID-19 ha acuito ed evidenziato ulteriormente: precarietà, frammentazione, flessibilità, isolamento, scomposizione degli orari, atomizzazione, smart working, e-commerce. L’espansione dei lavoratori atipici, dei contratti a termine, a chiamata, da piattaforme rende complesso il mondo dei diritti anche sulla salute e sicurezza.

L’emergenza sanitaria ha riportato in superficie molte delle contraddizioni che caratterizzano la nostra struttura occupazionale. I lavoratori di settori essenziali come la logistica e la distribuzione delle merci, i servizi socio-assistenziali, la filiera agricola e alimentare, sono esposti ad una maggiore precarietà lavorativa, e quindi anche ad un maggiore rischio di contagio da Covid-19.

CIIP con il suo Documento sulla Legislazione del febbraio 2019 aveva sottolineato questa necessità di reinterpretazione e aggiornamento dello Statuto. Continueremo a dare il nostro contributo.

In allegato anche alcune riflessioni di Paolo Pascucci, docente di Diritto del lavoro all'Università di Urbino Carlo Bo.

Nel sito di Altalex il testo integrato con le integrazioni sopravvenute.